Numero 27
Credere da adulti
Gennaio - Dicembre 2011
Abstract e allegati
di Giovanni GirardiFull Text
In chiusura dell’anno paolino, commentando l’inizio del dodicesimo capitolo della lettera ai Romani, Benedetto XVI sottolinea la novità del culto cristiano, nel quale l’esistenza stessa diventa lode di Dio attraverso una trasformazione e un rinnovamento continui, un «non-conformismo» rispetto al contesto di vita, che solo l’incontro col Risorto rende possibile. Un’ulteriore declinazione paolina del tema il Papa la individua nella lettera agli Efesini, che illustra così:
«Nel quarto capitolo della Lettera l’Apostolo ci dice che con Cristo dobbiamo raggiungere l’età adulta, una fede matura. Non possiamo più rimanere “fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (4, 14). Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede “matura”, una “fede adulta”. La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo. […] La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo. Tuttavia, anche qui Paolo non si ferma alla negazione, ma ci conduce al grande “sì”. Descrive la fede matura, veramente adulta in maniera positiva con l’espressione: “agire secondo verità nella carità” (cf Ef 4,15)»(1).
Con questo numero di Esperienza e Teologia abbiamo voluto riflettere sulla condizione “adulta” del credente come processo dinamico in cui l’interpretazione e la gestione di sé nel flusso imprevedibile dell’esperienza va di pari passo con quell’ermeneutica dell’esistenza che la fede, illuminata dalla Parola della rivelazione, attiva e alimenta costantemente.
La considerazione della condizione dell’adulto alle prese con l’avventura della fede ci ha portati a mettere a tema alcune (tra le molte) dimensioni imprescindibili dell’esistenza e del credere: l’interiorità e l’apertura al trascendente, l’ambientazione relazionale-comunitaria e storico-culturale della persona, il riferimento all’attestazione della rivelazione che guida l’accesso alla fede pasquale adulta, l’apprendistato della libertà come via della maturità umana e cristiana, il rispetto dell’alterità di Dio che propizia l’autoimplicazione storica concreta nella “fedeltà alla terra”,… Agli apporti riflessivi abbiamo accostato anche un’esemplificazione testimoniale del diventare adulti rimanendo evangelicamente “piccoli” e un’apertura estetica alla rivelazione della gloria di Dio nell’umanità del crocifisso, che educa a una fede capace di abbracciare le proprie molteplici dimensioni nell’unità della contemplazione del Dio Trinità.
Si tratta solamente dell’avvio di una meditazione teologica, che va sicuramente ampliata e approfondita, ma che già in questo primo saggio riesce a sollecitare e a nutrire il gusto e la ricerca di adulti che si interrogano sul senso del vivere e sulla gioia del poter credere.
(1) Benedetto XVI, In primis Vesperis Sollemnitatis Sanctorum Petri et Pauli Apostolorum (San Paolo Fuori le Mura, 28 giugno 2009), in AAS 101/7 (2009) 594.
di Enzo BiemmiFull Text
Abstract
Towards an adult faith
This formative and pastoral article, deals with the maturation of the faith taking into account three dimensions: personal, community and cultural maturity, (a thought-out adult and faith). The faith maturity or maturation issue can’t be solved only on each person’s journeys of faith. If these don’t live an adult community experience and don’t perceive that faith is culturally adult, namely sensibly livable in a specific context, their personal maturation path is damaged too. On the first aspect, the subjective one, is highlighted that faith, being relationship, is not a state but a process, biblically "a journey." From here emerges a first formative and self-educative polarity towards an adult faith: between devotion and conversion, stability and change. On the second aspect, the ecclesial one, is highlighted the need to cultivate and promote an ecclesial adult network, in which people (the laity in particular) aren’t only consumers, but "co-producers" of sense. Here is where the second formative and self-educative polarity lies: the adulthood of our way to live the Church, combined with reliability and love for our concrete Church. Finally, on the aspect of faith cultural maturity, it’s emphasized the need of a figure of the Christian faith that is lived by Christians and socially perceived by non-Christians as culturally habitable, that is as intellectually meaningful and humanizing, both in respect of the individual and of the society. Therefore, the third formative and self-educative polarity is placed in a lay spirituality, intended as full insertion in history against any escape in the sacred world and as capacity of being in the world with a filial and fraternal opening toward God and neighbour.
Sommario
L’articolo, di carattere formativo e pastorale, affronta il tema della maturazione della fede tenendo conto di tre dimensioni: la maturazione personale, quella comunitaria e la maturità culturale (una fede adulta e pensata). Il discorso della maturità o maturazione della fede non può risolversi infatti sul solo versante dei percorsi di fede dei singoli soggetti. Se questi non vivono un’esperienza comunitaria adulta e non percepiscono che la fede è culturalmente adulta, cioè sensatamente vivibile in un determinato contesto, anche il loro percorso di maturazione personale ne risulta danneggiato. Sul primo versante, quello soggettivo, viene messo in luce che la fede, essendo relazione, non è uno stato ma un processo, biblicamente “un cammino”. Da qui emerge una prima polarità formativa e autoeducativa verso una fede adulta: quello tra fedeltà e conversione, tra stabilità e cambiamento. Sul secondo versante, quello ecclesiale, viene evidenziata la necessità di coltivare e promuovere un tessuto ecclesiale adulto, nel quale le persone (i laici in particolare) siano non solo consumatori, ma “coproduttori” di senso. Qui si colloca la seconda polarità formativa e autoformativa: l’adultità del proprio modo di stare nella Chiesa coniugato con l’affidabilità e l’amore per la propria Chiesa concreta. Infine, sul versante della maturità culturale della fede, viene sottolineata la necessità di una figura della fede cristiana che sia vissuta dai cristiani e socialmente percepita dai non cristiani come culturalmente abitabile, vale a dire come intellettualmente sensata e umanizzante, sia nei riguardi dell’individuo che della società. La terza polarità formativa e autoformativa alla fede adulta si colloca dunque in una spiritualità laicale, intesa come pieno inserimento nella storia contro ogni fuga nel sacro e come capacità di stare al mondo con un’apertura filiale e fraterna verso Dio e verso il prossimo.
di Daniele LoroFull Text
Abstract
The difficulty of living as adults
The author shows how the adult has to face a set of existential “labours", connected to the same adulthood experience. These labours aren’t limited to common problems, related to the exercise of social roles, like the family, social or professional ones, but are rooted in the experience of becoming an adult and later of living as an adult. In this context "life passages" acquire particular emphasis, namely events or situations that can be joyful or painful, in which the adult experiences more directly the painful experience of changing. The dedication to the reflection on his own experiences, and in particular on life passages, can help the adult to find inside him the presence of a constant existential dynamism, which can be taken as a "logic of sense" bringer, that at the same time allows us to understand that adult life can be lived as an inner-life experience and as a conscious discovery of the transcendent dimension that characterizes the existence.
Sommario
L’autore mostra come l’adulto si trovi ad affrontare un insieme di “fatiche” esistenziali, che sono connesse alla stessa esperienza di adultità. Tali fatiche non si limitano alle comuni difficoltà, legate all’esercizio dei ruoli sociali, come quelli familiari, sociali o professionali, ma si radicano nella stessa esperienza del diventare adulti e poi nel vivere da adulti. In questo contesto acquistano particolare rilievo i “passaggi di vita”, cioè eventi o situazioni, che possono essere gioiose o dolorose, nelle quali l’adulto sperimenta più direttamente la sofferta esperienza del cambiamento. L’impegno nella riflessione sulle proprie esperienze, e in particolare sui passaggi di vita, può aiutare l’adulto ad individuare all’interno di sé la presenza di un dinamismo esistenziale costante, che può essere assunto come portatore di una “logica di senso” che permette di comprendere, al tempo stesso, che la vita adulta può essere vissuta come esperienza di vita interiore e come scoperta consapevole della dimensione trascendente che caratterizza l’esistenza.
di Gianattilio BonifacioFull Text
Abstract
Gv20 and the reader: ideas for a pragmatic reading
The article, on the basis of the presentation of the four gospels readers made by Daniel Marguerat, tries to verify as the reader is introduced, through the four sections of chapter 20 of John, to the Easter faith. The sections are so articulated: /1. The empty tomb (vv. 1-10): The interviewed reader; B. In the mirror of Mary (vv. 11-18): reader under examination; C. The mandate to the disciples (vv. 19-23. 24-25): the reader reassured; D. Thomas (20.24 to 29): the reader confirmed. The total path of the chapter 20 starts from the sign, going on to the appearance, the mandate of the Risen One and accentuates the visual/experiential character of the historical disciples, which is the basis of the Easter faith. However, on the recipient side there is another access to the Risen One, which isn’t less deep; it rests ultimately on listening/reception of the story that becomes Scripture, as outlined in the final of vv. 30-31.
Sommario
L’articolo, sulla scorta della presentazione dei lettori dei quattro vangeli fatta da Daniel Marguerat, cerca di verificare come il lettore venga introdotto, attraverso le quattro sezioni del capitolo 20 di Giovanni, alla fede pasquale. Le sezioni sono così articolate: A. La tomba vuota (vv. 1-10): il lettore interrogato; B. Allo specchio di Maria (vv. 11-18): il lettore sotto verifica; C. Il mandato ai discepoli (vv. 19-23. 24-25): il lettore rassicurato; D. Tommaso (20,24-29): il lettore confermato. Il percorso complessivo del cap. 20 va dal segno, all’apparizione, al mandato del Risorto e accentua il carattere visivo / esperienziale dei discepoli storici, che costituisce il fondamento della fede pasquale. Tuttavia sul versante del destinatario c’è un altro accesso al Risorto, che non è meno profondo; esso poggia ultimamente sull’ascolto / accoglienza del racconto divenuto Scrittura, come sintetizza la finale dei vv. 30-31.
di Giuseppe LaitiFull Text
Abstract
The way to Christian maturity according to Irenaeus of Lyon
At the end of the second century, beginning to take the floor around the man and the meaning of his existence, the church, following Irenaeus’ words, emphasizes that man is qualified by its historicity, stretched between a beginning and an end, and called to travel through that interval exercising his freedom. In this process the man learns and builds himself. Constitutively placed in a multiple difference, the human being is summoned to decipher the logic and to live his path. His success, that the vicissitudes of history often question, is offered and insured by the economy of God, who offers himself as a "good company" through the Son and the Spirit. Thanks to that economy the maturation process comes to fruition and acknowledges some ransom from the failures to which he is effectively exposed. An anthropology as a reading of the man and his story takes his place, made accessible by God’s presence in history. From what is offered to his own freedom by the magnanimous and disinterested God's freedom, the mankind can learn together with himself and God to pass through the situations that life offers him as a way to draw maturity through freedom’s apprenticeship. In the concert of words around the man, such is the contribution provided by Christian faith.
Sommario
Sul finire del secolo secondo, incominciando a prendere la parola attorno all’uomo e al senso della sua esistenza, la chiesa per bocca di Ireneo sottolinea come l’uomo sia qualificato dalla sua storicità, teso tra un inizio e un fine e chiamato a percorrerne l’intervallo tramite l’esercizio della sua libertà. In tale processo l’uomo apprende ed edifica se stesso. Collocato costitutivamente in una molteplice differenza, il vivente umano è chiamato a decifrarne la logica e a viverne il percorso. Il suo esito positivo, che le peripezie della storia mettono sovente in discussione, è offerto e assicurato dall’economia di Dio che si offre come “buona compagnia” tramite il Figlio e lo Spirito. Grazie ad essa il processo di maturazione giunge a buon fine e conosce il riscatto dai fallimenti a cui si trova di fatto esposto. Si fa strada una antropologia come lettura dell’uomo e della sua storia resa accessibile dal proporsi di Dio nella storia. Da ciò che viene offerto alla sua libertà dalla libertà magnanima e gratuita di Dio l’uomo può apprendere insieme se stesso e Dio e attraversare le situazioni che l’esistenza gli propone come via per attingere la maturità tramite l’apprendistato della libertà. Nel concerto delle parole attorno all’uomo la fede cristiana offre così il suo contributo.
di Lucia VantiniFull Text
Abstract
Adult faith: to measure the distance
The sense of distance from God that sometimes troubles the believer is not only a negative figure of God’s unavailability, but perhaps it’s the very place of the effective meeting with the Other. Albeit from two very distant perspectives, both Simone Weil and Slavoj Žižek are persuaded by this, one showing how each vacuum absorbed by every man’s ego jeopardizes the relationship with the divine, thereby disturbing the world order, the other thinking about the absence as a form of resistance to idolatry. In both of them, the excess experienced as ulteriority leads to a profound implication of themselves in the concrete situations: the subject, inserted in the process, comes to risk himself in the contingency, even for something that is not fully grasped, for a challenge that is also a puzzle. Thus faith, as a bairòs of thought and life, returns world and bodies to the Spirit.
Sommario
Il senso di distanza da Dio che a volte inquieta il credente non è solo cifra negativa dell’indisponibilità divina, ma forse è proprio il luogo dell’incontro effettivo con l’Altro. Ne sono convinti, seppure da due prospettive molto distanti, Simone Weil e Slavoj Žižek, l’una mostrando come ogni vuoto assorbito dall’io comprometta la relazione con il divino e perturbi l’ordine del mondo, l’altro facendo dell’assenza una forma di resistenza all’idolatria. In entrambi, l’eccesso sperimentato come ulteriorità porta a una profonda implicazione di sé nelle situazioni concrete: il soggetto, messo in processo, arriva a rischiare se stesso nella contingenza, seppure per qualcosa che non è completamente afferrabile, per un’impresa che è anche un enigma. In tal modo la fede, come un kairòs del pensiero e della vita, restituisce allo Spirito corpi e mondo.
di Nicoletta CapozzaFull Text
Abstract
Ethics and loyalty of the earth
Despite coming from very different cultural and historical contexts, Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) and Friedrich Nietzsche (18441900) have in their writings interesting harmonies: first, a strong call to the “Faith in the Earth”. Looking more closely at the works of the two authors it turns out that they start from a common need: the criticism of the "world behind the worlds", that is, of the metaphysical world. The starting-point of this critic has several preconditions: for Nietzsche stems from the intellectual honesty of the intellect, for Bonhoeffer from the primacy of revelation, that in the Bible is revelation of God in the history, not in the ideas. For both philosopher and theologian the challenge is to place at the centre the temporality. In order to do this, Nietzsche develops the theory of eternal return, while Bonhoeffer refers to the incarnation. In this way, though, their speculation leads to different and almost antithetical outcomes: according to Bonhoeffer the "place" of faith in the earth, namely of the assumption of being in the time, is ethics, as true expression of following Christ; for Nietzsche this "place" stems from the acceptance of the eternal return, the “amor fati”, which in the end turns out to be a paradox that makes it necessary for man to go beyond himself (the Übermensch). In conclusion, the way proposed by Bonhoeffer to remain faithful to the earth seems more consistent and more human.
Sommario
Pur provenendo da contesti culturali e storici molto diversi, Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) e Friedrich Nietzsche (1844-1900) presentano nei loro scritti interessanti consonanze: in primo luogo il forte richiamo alla fedeltà alla terra. Analizzando più attentamente le opere dei due autori si scopre che essi prendono le mosse da un’esigenza comune: la critica al “mondo dietro ai mondi”, cioè al mondo metafisico. Questa critica parte da presupposti diversi: per Nietzsche essa nasce dall’onestà intellettuale della ragione, per Bonhoeffer dal primato della rivelazione, che è nella Bibbia rivelazione di Dio nella storia, non nelle idee. Per entrambi, il filosofo e il teologo, la sfida è quella di porre al centro la temporalità. Per far questo Nietzsche elabora la teoria dell’eterno ritorno dell’uguale, mentre Bonhoeffer si richiama all’incarnazione. In questo modo, però, la loro speculazione porta ad esiti diversi e quasi antitetici: per Bonhoeffer il “luogo” della fedeltà alla terra, ovvero dell’assunzione piena dell’essere nel tempo, è l’etica, quale espressione vera della sequela a Cristo; per Nietzsche tale “luogo” è dato dall’accettazione dell’eterno ritorno, dall’amor fati, che si rivela alla fine essere un paradosso che rende necessario all’uomo oltrepassare se stesso (l’Übermensch). In conclusione la via proposta da Bonhoeffer per rimanere fedeli alla terra appare più coerente e più umana.
di Marco CampedelliFull Text
Abstract
David Maria Turoldo
An adult child: this founding, genetic oxymoron characterized the life and work of David Maria Turoldo (1916/1992). The path proposed in the article consists of three stages. The first concerns his being an adult before God. Evoking Bonboeffer’s thought one may say that David agreed to relate not with a "filler God" but with the biblical God, the God of relationship, freedom and responsibility. Therefore David was more of a man of faith than a religion one. The second stage sees David as an adult before death. A death he sings, but with which he also fought, and finally from which - divine gardener - he got picked. The third and final stage sees Turoldo adult in front of the Church and the world. Fully accepting the vision of Vatican II, of which we can say he was one of the precursors in ltaly, he believes in a Church friend of the world, a church that is not out of history but in the history and life of men. David Maria Turoldo then remains one of the XXth century witnesses able to incarnate Gospel’s beatitude of becoming adults without losing the child who lives in us. His day and night song, his poetry, his prophetic vision, are now a legacy to cherish and grow, in order that the caterpillar, turned into a butterfly, continues its flight.
Sommario
Adulto-bambino: questo ossimoro fondativo-genetico ha caratterizzato la vita e l’opera di P. David Maria Turoldo ( 1916-1992). Il percorso proposto nell’articolo prevede tre tappe. La prima riguarda il suo essere adulto davanti a Dio. Evocando il pensiero di Bonhoeffer si può dire che David ha accettato di mettersi in relazione non con un “ Dio tappabuchi” ma con il Dio biblico, il Dio della relazione, della libertà e della responsabilità. Per tale motivo David è stato un uomo più di fede che di religione. La seconda tappa vede David adulto davanti alla morte. Una morte che egli canta, ma con la quale combatte anche, e infine dalla quale, giardiniera divina, si lascia cogliere. La terza ed ultima tappa vede Turoldo adulto davanti alla Chiesa e al mondo. Accogliendo pienamente la visione del Concilio Vaticano II, di cui si può ben dire fu in Italia uno dei precursori, crede in una Chiesa amica del mondo, una Chiesa che non sta fuori dalla storia ma dentro la storia e la vita degli uomini. David Maria Turoldo rimane allora uno dei testimoni del ‘900 che ha saputo dare carne alla beatitudine del Vangelo di diventare adulti senza perdere il bambino che abita in noi. Il suo canto diurno e notturno, la sua poesia, il suo sguardo profetico, sono ora una consegna da custodire e far crescere, perché il bruco, diventato farfalla, continui il suo volo.
di Antonio ScattoliniFull Text
Abstract
The Creed summarized in a crucifix
The article proposes an iconological reading of the Stational Crucifix by Lorenzo Veneziano, 16th century masterpiece now preserved in the Basilica of San Zeno in Verona. The work, despite belonging to the “patiens” crucifix typology, expresses the typical John's Gospel perspective, in which the cross completes the revelation of Jesus, and is capable of giving to the faithful the unity and the salvific dimension of the Easter Mystery, to faith’s celebration and proclamation. The Christ crucified figure is accompanied by four panels representing the Father, the Mother, the Beloved Disciple; between the two figures of a religious and a secular patron is portrayed Adam's skull. The whole image plays explains in an evocative and effective way the various articles of the Creed. The Creed’s central truths, the Unity / Trinity of God and humanity / divinity of our Lord and Savior Christ are interpreted and explained by the artist with an understandable and immediate language to the men of his time, and still the modern man, through contemplation, is invited to proclaim: “I believe in God the Father Almighty, Maker of heaven and earth", "He was crucified, died, was buried, on the third day he rose again" - "the one, holy catholic and apostolic Church "," the resurrection of the dead and the life of the world to come".
Sommario
L’articolo propone una lettura iconologica del Crocifisso Stazionale, realizzato da Lorenzo Veneziano, nel sec. XIV, oggi conservato nella Basilica di San Zeno a Verona. L’opera, pur appartenendo alla tipologia del crocefisso patiens, esprime la prospettiva tipica del vangelo di Giovanni in cui la croce porta a compimento la rivelazione di Gesù, ed è capace di rimandare al fedele l’unità del Mistero Pasquale e la dimensione soteriologica, in vista della celebrazione e dell’annuncio della fede. La figura del Cristo in croce è accompagnata da quattro riquadri raffiguranti il Padre, la Madre, il Discepolo amato, e le due figure di un laico committente e di un religioso tra le quali è rappresentato il Cranio di Adamo. Il complesso delle immagini interpreta in maniera evocativa ed efficace i vari articoli del Credo. Le verità centrali del Credo, l’Unità/Trinità di Dio e l’umanità/divinità di Cristo nostro Signore e Salvatore sono state interpretate e formulate dal pittore con un linguaggio comprensibile ed immediato per l’uomo del suo tempo, e ancora per l’uomo moderno che attraverso la contemplazione è invitato a proclamare: credo «in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra»; «Fu crocifisso, morì, fu sepolto, il terzo giorno è risuscitato»; «la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica», «la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà».